Quante volte ci siamo chiesti: Chi sono veramente? Non è una domanda facile. Spesso ci limitiamo a definirci con ruoli o etichette: "Sono un consulente", "Sono la sorella di...", "Sono un imprenditore di 45 anni...". Queste descrizioni ci aiutano a presentarci, ma rischiano di diventare una gabbia, qualcosa che ci rende bidimensionali, come un disegno tracciato su un foglio a cui manca una dimensione. Se non ci fermiamo mai a rifletterci, possiamo persino iniziare a credere che la nostra identità si limiti a questo.
Oltre le etichette
La verità è che ognuno di noi è molto più di una semplice definizione. Siamo un insieme complesso di ruoli, emozioni, passioni e sfaccettature uniche. Siamo ciò che siamo in relazione agli altri (amica, sorella, collega), ma anche ciò che siamo per noi stessi, nel nostro mondo interiore, fatto di sogni, qualità, abilità e sfide. Prendersi il tempo per riflettere su chi siamo veramente è un passo fondamentale per abbracciare la nostra identità in tutta la sua complessità. È un’opportunità per conoscerci, apprezzare ciò che siamo e scegliere consapevolmente su cosa vogliamo lavorare.
Il mio viaggio personale
Quando ho iniziato a chiedermi “chi sono?”, mi sono trovata di fronte a un elenco lungo e ricco di sorprese. Non ero solo una consulente o una coach, ma anche una figlia, una moglie, un’amica, una donna e molto di più. Ho scoperto che sono una persona con tantissime caratteristiche meravigliose, ma anche con alcuni angoli da smussare. Questo lavoro su me stessa mi ha aiutato a capire che per migliorare è necessario prima avere una visione completa di chi siamo. È come lavorare su un quadro: non si può decidere di aggiungere colori o correggere errori senza avere una chiara visione dell’intera opera.
A volte, ciò che inizialmente consideravo "difetti" si è rivelato essenziale per dare profondità e significato alla mia identità. E ho imparato che, proprio come alcuni artisti fanno arte da uno strappo o una macchia di colore, anche le parti che non ci piacciono di noi stessi possono avere un valore inaspettato. Accettarle e integrarle nel quadro generale è parte del nostro percorso di crescita.
Accettarsi per migliorarsi
Il percorso di esplorazione della mia identità mi ha portata a lasciare andare l’idea di perfezione. Da sempre ambiziosa nel voler migliorare, ho imparato a fare pace con alcune parti di me che non ho mai apprezzato del tutto. Grazie a questa maggiore consapevolezza, ho potuto iniziare a valorizzare i miei punti di forza e vedere i miei difetti sotto una luce diversa, come qualcosa che può essere migliorato senza giudizio eccessivo.
È come spostare il focus: scegliendo consapevolmente di dare più peso alle mie qualità, ho cominciato a guardarmi con occhi più gentili, capendo che l’equilibrio tra luci e ombre è ciò che rende ogni persona unica.
L'identità nel coaching: come lavoro con i miei clienti
Quando lavoro con i miei clienti, li invito a esplorare la loro identità come un artista che si appresta a dipingere un quadro complesso e vibrante. Spesso ci limitiamo a usare solo alcuni colori, identificandoci con tratti che possono essere negativi, come "sono una persona pigra". Questa visione ristretta diventa una sorta di tela su cui dipingiamo la nostra vita, rendendo difficile percepire tutte le sfumature che ci compongono. Se crediamo di essere solo pigri, le nostre azioni si conformano a questa convinzione, ma se impariamo a guardare oltre questa etichetta, possiamo cominciare a mescolare altri colori. Riconoscendo che siamo molto di più, possiamo “ridimensionare” la pigrizia, relegandola a una piccola parte della nostra opera e liberandoci dalla sua morsa nelle aree della vita che ci stanno a cuore.
Il vero lavoro consiste nell'aiutare i clienti a riconoscere la propria complessità e a scegliere consapevolmente quali colori della loro identità vogliono far brillare in primo piano e quali vogliono sfumare in secondo piano. Questo processo consente loro di creare una narrazione di sé più equilibrata e arricchente, dando spazio alla crescita personale e all'accettazione, come un dipinto che riflette tutte le sfumature della loro esistenza.
Conoscersi per amarsi di più
Alla fine, esplorare chi siamo non serve solo a migliorare, ma anche ad amarci di più. Imparare a guardarsi con comprensione, anziché con giudizio, è uno dei regali più grandi che possiamo farci. E questo processo aiuta anche chiunque voglia fare un percorso di coaching: amare se stessi, apprezzare la propria unicità, e imparare a essere più tolleranti verso le proprie imperfezioni. In fondo, non siamo qui per essere perfetti, ma per essere autentici.
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